lunedì 10 agosto 2015

Marco - Dagli Appennini alle Ande: Recensione

 Titolo originale: Haha wo Tazunete Sanzenri
Regia: Isao Takahata
Soggetto: tratto dal romanzo "Cuore" di Edmondo de Amicis
Sceneggiatura: Isao Takahata, Seiji Okuda, Yoshio Kuroda
Character Design: Yoichi Kotabe
Musiche: Koichi Sakata
Studio: Nippon Animation
Formato: serie televisiva di 52 episodi
Anno di trasmissione: 1976


Nel diciannovesimo secolo, a Genova, Marco Rossi, un bambino di nove anni, deve affrontare la separazione da sua madre Anna, la quale lo deve lasciare per emigrare in Argentina, a causa della sempre più dilagante depressione economica. Rimanendo in casa con il padre, un medico presso l'ospedale per i poveri, l'intelligente e precoce Marco non riesce ad accettare di vivere senza una figura materna di riferimento, e decide di crescere all'improvviso, andando a lavorare per rendersi indipendente, ed entrando in rotta di collisione con il padre. Un giorno, improvvisamente, Anna smette di scrivere alla sua famiglia; questo fatto causerà l'inquietudine del già disagiato protagonista, che deciderà di intraprendere un lunghissimo viaggio in Argentina alla ricerca della madre scomparsa. Ha quindi inizio uno dei più celebri ed emozionanti viaggi di formazione dell'animazione giapponese tutta; il percorso, sia interiore che esteriore, di un bambino il quale, nel visitare molteplici luoghi a lui sconosciuti, attraverso l'amicizia, l'amore e la sofferenza, giungerà alla meta finale, il definitivo passaggio all'età adulta. 
 
 
"Haha wo Tazunete Sanzenri", conosciuto in Italia come "Marco - Dagli Appennini alle Ande", è uno dei grandi classici del suo media di riferimento, una vera e propria pietra miliare nel suo genere, quel "World Masterpiece Theater" della Nippon Animation inaugurato un anno prima, nel 1975, dallo storico "Flanders no Inu". Diretto da un giovane Isao Takahata ben più maturo rispetto a quello che poco prima aveva diretto il celebre "Heidi", questo capolavoro traspone in animazione un brano del romanzo di formazione "Cuore" di Edmondo De Amicis, una di quelle letture concepite appostiamente per l'educazione dei bambini. Come succederà anche in seguito, con l'altrettanto seminale "Akage no Anne", Isao Takahata e i suoi sceneggiatori si dilettano ad ampliare moltissimo la trama del racconto da cui hanno attinto, aggiungendo nuovi eventi, luoghi, personaggi; migliorando nel complesso, con grande perizia, un'opera già di per sé notevole.


Inutile dire che la perizia artistica di Takahata sia in grado di rendere pura arte un qualsiasi soggetto che si trovi a rielaborare; anche in questo caso l'epopea di Marco viene rappresentata in modo impeccabile, con una regia la quale, in ogni singola inquadratura, rimanda al grande cinema neorealista d'autore. 
Ad occuparsi dei fondali troviamo un giovane Hayao Miyazaki ancora alle dipendenze di Takahata, il suo grande maestro e rivale: la ricostruzione visuale dei paesaggi dell'Argentina e della città di Genova, grazie al talento visuale di Miyazaki, è impressionante, sia dal punto di vista della colorazione che nella ricercatezza dei dettagli. 

 
I ritratti dei personaggi dell'opera sono decisamente ben curati, sia nella psicologia che nella personalità; come ogni grande viaggio di formazione che si rispetti, "Haha wo Tazunete Sanzenri" fornisce un'ampia gamma di ritratti umani, dipinti da Takahata con grande realismo; dalla timida ed insicura Fiolina, sino al ferroviere che riempie di bastonate un sincero amico argentino di Marco, che intendeva aiutarlo facendolo entrare abusivamente in un treno merci, si ha la sensazione di essere di fronte ad un qualcosa di vero, nonostante il mezzo animato in sé stesso sia stato definito dallo stesso Takahata come "una specie di surrealismo". E' proprio questa dicotomia tra realtà e finzione il punto forte della poetica del maestro, il quale ci racconta per mezzo di una bugia determinate verità assai spinose ed ancora attuali. 

 
Nonostante la trama si dipani in ben cinquantadue episodi, gli eventi sono via via sempre più incalzanti e coinvolgenti; anche se alcuni sviluppi sono quantomeno scontati e prevedibili, il modo in cui vengono affrontati li rende comunque avvincenti, talvolta poetici. Inoltre, "Haha wo Tazunete Sanzenri", assieme al capolavoro "Perrine no Monogatari", è il meisaku che meglio affronta le problematiche dei migranti, le quali vengono raccontate ai bambini in modo diretto e crudo, talvolta con scene dure e riflessioni adulte - credibili ed assolutamente prive di patetismo.
In conclusione, molti sono i meisaku che hanno elevato il loro media di riferimento a qualcosa di vicino al cinema, all'arte e alla letteratura, e il qui presente classico non è di certo un'eccezione. 













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