sabato 4 aprile 2015

Perrine Monogatari (Peline Story): Recensione

  Titolo originale: Perrine Monogatari
Regia: Satou Hiroshi, Koshi Shigeo
Soggetto: basato sul romanzo "In Famiglia" di Hector Malot
Sceneggiatura: Satou Hiroshi 
Character Design: Seki Shuuichi
Musiche: Watanabe Takeo
Studio: Nippon Animation
Formato: serie televisiva di 53 episodi
Anno di trasmissione: 1978


Dalla lontana Bosnia ha inizio il lungo viaggio di Perrine Paindavoine e della sua dolce madre indiana, a bordo di un misero carretto trainato da un asino; esse sono alla ricerca dell'ultimo parente rimasto al mondo dopo la tragedia, quel ricco nonno paterno che ripudiò l'amata di suo figlio, da quest'ultimo conosciuta durante un viaggio d'affari in India: ivi Edmond Paindavoine trovò oltre all'amore anche la morte, lasciando moglie e figlia sole, soltanto con la speranza di poter arrivare un giorno a Maroucourt, in Francia. Ma con la certezza di essere accolte freddamente da un parente distante, irraggiungibile; quel nonno che tanto detestava l'indiana che aveva portato via suo figlio, soltanto per via del colore della pelle e di un freddo, ferito orgoglio. 


Tratta dal romanzo "In Famiglia" di Hector Malot, la serie televisiva "Perrine Monogatari" è a mio avviso uno dei punti più alti raggiunti dal progetto "World Masterpiece Theater" della Nippon Animation, assieme a "Akage no Anne", "Haha wo Tazunete Sanzenri" e "Shoukoujo Sara". Oltre ad essere un classico viaggio di formazione dallo scopo educativo, l'opera si contraddistingue per i suoi contenuti impegnati, i quali vengono affrontati in modo sincero e genuino, senza artifici, capziosità e ipocrisie di sorta. "Perrine Monogatari" è pura narrativa drammatica, un'anime quanto mai partecipe alla realtà sociale del suo tempo, candido e allo stesso tempo rigido, nonché destinato ai bambini di altri tempi, i quali erano indubbiamente privi della malizia e della vanagloria che tanto vanno di moda oggigiorno.


Ci sono tante persone lungo questo viaggio, alcune di cui fidarsi e altre infide le quali, tuttavia, riveleranno dei lati nascosti che non ti aspettavi: matureranno e cambieranno, come cambi tu stesso. Lo si percepisce in modo travolgente, il cambiamento di Perrine. Dalle prime incertezze all'effettiva maturazione, seguita passo dopo passo dalla bontà e dall'altruismo della madre, Mary Doressany, donna ben lungi dal provare inutili emozioni negative; colei la quale dapprima accudisce e che poi, grazie alla determinazione e alla forza di volontà della figlia, si ritrova ad essere accudita a sua volta. Tra un paesino e l'altro, lungo la strada che porta a Maroucourt, i campi verdi e le montagne imponenti parlano anch'esse, andando a contribuire a quell'atavico calore umano che la forte personalità di Perrine elargisce a tutti quelli che le stanno intorno. Ma due sono i rapporti fondamentali della storia: dapprima quello tanto soffice quanto splendido e commovente che intercorre tra Perrine e la madre, e dopo, una volta giunti a destinazione, quello difficile, ma quanto mai profondo e rivelatore, col nonno. E Perrine è un po' suo nonno e un po' sua madre, avendo i modi di fare e le caretteristiche psicologiche di entrambi; conoscendo i suoi cari in tutte le loro sfaccettature, sia in negativo che in positivo, Perrine conosce sé stessa, e cresce, si espande, raggiunge la felicità e la pace interiore. 


E' quindi una storia di rapporti interpersonali e di autorealizzazione, quella di Perrine. Tra le tante piccole vicende quotidiane vissute dall'altrettanto piccola protagonista, sono presenti spaccati di cruda realtà quali xenofobia, pregiudizi, divario sociale, problematiche dei lavoratori e degli operai, dei migranti, dell'essere donna. Nella seconda parte della serie emerge una critica al cattivo industrialismo, quello dello sfruttamento dei più deboli, dell'arrivismo e del profitto capitalistico messo al di sopra di ogni cosa, anche della dignità delle persone; viene quindi proposta un'alternativa industriale in cui è presente una componente "femminile" - i consigli di Perrine al nonno inerenti la gestione dell'azienda - caratterizzata da una "materna" tutela per i lavoratori coadiuvata da comunicazione, rispetto, abolizione del lavoro minorile, costruzione di infrastrutture adeguate ai bisogni degli operai e dei loro figli - l'asilo nido voluto dall'influente Perrine, la quale riesce a diventare la segretaria di fiducia del nonno con le sue sole forze, partendo da zero e spacciandosi per un'altra persona, dacché impossibilitata a rivelare la propria identità a causa del razzismo e dell'odio provato dal ricco industriale nei confronti di sua madre. Il femminismo di "Perrine Monogatari", con la sua esaltazione dei lati migliori della donna, dà quindi origine a delle figure femminili di grande spessore, che sono in grado di farsi strada nella società senza l'ausilio di nessuno, affrontando le difficoltà e la durezza della vita con onestà e rigore, senza tuttavia perdere il prezioso candore della femminilità. 


Dal punto di vista tecnico, per la sua epoca, a parer mio l'anime eccelle sotto tutti i punti di vista. La sceneggiatura è ben scritta, incalzante, e si rivela addirittura più completa ed efficace di quella del libro originale. Detto ciò, la prima cosa che si nota in un primo approccio al titolo è lo stile di disegno, molto più vicino all'animazione francese che a quella giapponese: esso, a scanso di equivoci, mette fin da subito l'accento sulla marcata universalità dell'opera; infatti, il "World Masterpiece Theater" ha contribuito moltissimo alla diffusione degli anime in tutto il mondo, a causa della sua elevata compatibilità con i gusti del grande pubblico (si pensi all'enorme successo di "Mirai Shounen Conan" in Arabia, o di "Shoukoujo Sara" nelle Filippine, volendo fare degli esempi). Il meisaku è animazione giapponese per tutto il mondo; arte di alto livello - spesso contenente messaggi educativi, intellettuali e profondi - che diventa alla portata di tutti. Ed è proprio questa la sua grandezza.


NB: L'adattamento italiano di "Perrine Monogatari" non è dei migliori: lo stesso nome "Peline" è sbagliato, e deriva da un cattivo lavoro di traduzione. L'opera è stata indubbiamente alleggerita nelle sue parti più crude; ciononostante, è comunque possibile comprenderla, e i dialoghi seguono un filo logico ben definito (anche se non garantisco affatto sulla loro completa fedeltà all'originale). Il doppiaggio è altresì mal curato e addirittura più doppiatori interpretano lo stesso personaggio nel corso della serie. Ciò premesso, al lettore interessato all'opera conviene indubbiamente affidarsi al fansub inglese, che l'ha tradotta con perizia, passione e rispetto per il passato. 

















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