domenica 15 marzo 2015

Bokurano (anime): Recensione

Titolo originale: Bokurano
Regia: Hiroyuki Morita
Soggetto: basato sull'omonimo manga di Mohiro Kitoh 
Character Design: Kenichi Konishi
Mechanical Design: Shingo Natsume
Musiche: Yuuji Nomi
Studio: GONZO
Formato: serie televisiva di 24 episodi
Anno di trasmissione: 2007


Premetto che Mohiro Kitoh è un mangaka decisamente controverso. Le sue opere più note, tali "Narutaru" e "Bokurano", contengono un'innata carica di cattiveria pura e di cinismo; senza parlare poi dell'elevato numero di stupri su minori, di eventi raccapriccianti e di stermìni di massa che potrebbero far torcere le budella ai lettori più sensibili. Ma il peggio è che questa "cattiveria malata" del mangaka non è gratuita, ma ontologica: essa si fonda su un coerente pensiero nichilistico di fondo, sull'elevamento a postulato del principio "homo homini lupus" di Hobbes, sulla critica alla selettiva società giapponese e ai suoi eccessi, sull'odio viscerale verso gli americani. E' chiaro che adattare dei manga del genere a degli anime da mandare in onda sia una cosa ben difficile, sopratutto quando si tratta di estetizzazione della violenza, anche verso minorenni, e di "coltellate" autorali supportate da strane e affascinanti commistioni tra macabro e misticismo orientale. Ci avevano provato con "Narutaru", ma si sono dovuti ricredere: la serie infatti fu troncata alla tredicesima puntata, prima del (devastante) finale del manga. Con "Bokurano" ci hanno riprovato ancora, ma ahimé il regista odiava il manga originale: odiava la sua ferocia, la sua crudeltà, il suo finale narrativamente perfetto, con tutta la sua filosofia pessimista - e senza speranza - degna di un Schopenauer in piena crisi depressiva. Inutile dire che per me il manga di "Bokurano" sia un capolavoro, formalmente coerente fino alla fine, con il suo truce messaggio e la sua matematica freddezza. 


Il punto è: cosa può venire fuori da un adattamento, già problematico a priori, di un manga odiato dal regista responsabile dell'omonimo anime? Ovviamente verrà fuori una cosa diversa, molto meno autorale e più "normale", in cui l'umanità potrà ancora redimersi, in cui ci sarà ancora un cattivo da distruggere per potersi salvare dall'oblio, scaricando su di lui la colpa di tutti i mali del mondo. Infatti nei manga di Kitoh il vero cattivo è l'uomo stesso, la "natura" stessa: non ci sono esseri nascosti da qualche parte dell'universo da cui liberarsi. La libertà non è contemplata dal copione dei suoi manga: guardacaso i suoi personaggi assomigliano tutti a delle bambole di legno mosse da dei fili invisibili. 


Ma dove voglio arrivare con tutte queste considerazioni? E' semplice: l'anime di "Bokurano" è abbastanza fedele al manga (con tutte le opportune censure da messa in onda) fino alla quattordicesima puntata, poi diventa tutt'altro: un'opera infarcita di politica, con addirittura vicende legate alla mafia, che pare essere composta interamente da buoni samaritani (infatti si fa una figura migliore della pubblica amministrazione giapponese). La fredda critica alla società del manga si trasforma in un'invettiva contro i politici e la classe dirigente; ci sono strane cospirazioni e misteri, alcuni dei quali lasciati addirittura in sospeso dal finale. Il mostricciatolo cinico e calcolatore, tale Dung Beetle, è diventato un cattivo tout court da sconfiggere, non ha più quelle sfaccettature e quell'ambivalenza che aveva nella storia originale (si potrebbe dire che il vero protagonista del manga sia proprio lui). Inoltre si vede che il regista ha fatto di tutto per cambiare il finale originale, introducendo degli spunti e delle circostanze che risultano ridondanti e leggermente fuori luogo. La sceneggiatura della seconda parte risente abbastanza di tali modifiche, risultando molto più prolissa della prima parte, che rimane abbastanza fedele al cartaceo. 


Volendo per un'attimo dimenticare il manga, ammetto che comunque "Bokurano" è un buon anime: è serio, drammatico e basato sulle relazioni tra personaggi, senza molti eccessi e con un'insolito ottimismo di fondo. In esso c'è un'atmosfera dolce/amara, c'è l'amore (cosa assente nelle opere di Kitoh), ci sono tanti dialoghi e una trama da tipico anime robotico moderno, se si esclude la morte dei protagonisti dopo ciascuno scontro: dalla quattordicesima puntata in poi comparirà nel plot addirittura un "centro di ricerca robotico-cognitivo" (!), mentre il manga, essendo una decostruzione del genere, di robotico non ha praticamente nulla, a parte il gigante nero. 


Tecnicamente quando si parla di Gonzo si parla anche di rozza computer grafica da playstation anni '90: il robottone è veramente orripilante, nemici compresi: il divario tra 2D e 3D salta subito agli occhi e potrebbe far inorridire i puristi degli aspetti visuali. Meno male che gli scontri durano pochissimo, e che lo spazio è lasciato quasi tutto ai protagonisti - e alle invettive del regista contro la classe politica. Le animazioni in 2D fanno il loro mestiere, si tratta comunque di un'anime basato su personaggi e dialoghi. Il character design è abbastanza fedele a quello originale di Kitoh, mentre il mecha è nettamente inferiore e privo di dettagli. Buono il lavoro di ombreggiature e di riflessi di luce sulle facce dei personaggi.


In conclusione, ho voluto focalizzare la mia recensione sulle numerose differenze tra "Bokurano" anime e "Bokurano" manga. Esse sono talmente marcate che chi non aprezza Kitoh potrebbe adorare l'anime di "Bokurano" e viceversa. Tutto sommato questa è una serie nella media, con uno script un po' incasinato, e a tratti incoerente, nella seconda parte (ovviamente quella diversa dal manga). I personaggi sono molto realistici e ben caratterizzati, e incarnano perfettamente gli stereotipi dell'adolescente giapponese moderno. Molto belle le sigle di apertura e chiusura, tra cui spicca l'evocativa "Uninstall", che apre degnamente questo viaggio a base di dimensioni parallele, di drammi familiari, di critiche poco costruttive alla politica giapponese e di misteriosi esseri che tramano chissà-che-cosa negli angoli più sperduti dell'universo. 








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