venerdì 12 dicembre 2014

Kant: Recensione

 Titolo originale: Kant

Soggetto: Takeshi Otani

Disegni: Roberto Pentassuglia, Marianna Guarnieri

Seneggiatura: Roberto Pentassuglia

 Tipologia: Produzione Indipendente

Volumi: 1

Anno di uscita: 2014 

 

«L'incontro avviene la prima sera d'estate. Si entra nel bosco come bambini e se ne esce come adulti. Non è un cambiamento fisico quanto una sorta di consapevolezza.
Noi l'abbiamo sempre considerato un gioco, un'avventura, una curiosità morbosa di sapere come sarebbe stato una volta avuto il proprio Es.
Per diventare adulti nella società bisogna mostrare il proprio Es. L'incontro avviene nel bosco che circonda il villaggio.
Lo chiamiamo villaggio perché così ci hanno insegnato, ma potrebbe essere un borgo o una grande città. Le parole non bastano per descrivere l'essenza delle cose. Per questo serve l'Es. E' ciò che caratterizza le persone e i luoghi. I nomi e le descrizioni non sono nulla di fronte all'immagine.
Dare vita ad un'idea, fornirle voce e corpo, questo è il miracolo che chiamiamo Es. Queste presenze dotate di vita propria sono il sigillo del destino. Indicano cosa diventerai nella vita, quali grandi mete ti sono destinate.
»


"Kant" è un manga tratto da un racconto di Takeshi Otani, disegnato da Marianna Guarnieri e Roberto Pentassuglia, e sceneggiato da quest'ultimo. Si tratta di una auto-produzione italo-giapponese dal sapore decisamente allegorico, i cui temi principali, come si evince dall'incipit della recensione, sono il passaggio dall'adolescenza all'età adulta e l'integrazione nella decadente società/mondo esterno; integrazione alla quale corrisponde l'inevitabile perdita dell'innocenza, giacché per sopravvivere nel marcio è necessario diventare eroi e assassini allo stesso tempo; ovvero divenire marci a propria volta, tuttavia conservando un insieme di valori che permettono di godere della bellezza e dell'unione con l'altro - inteso in senso generico: potrebbe essere un'unione mistica, amorosa e/o interiore -. Nonostante il doloroso compromesso finale con la società/mondo faccia necessariamente diventare degli assassini, una componente eroica deve pur sopravvivere nell'uomo, in modo tale ch'esso, una volta diventato adulto - e quindi eroe -, abbia il coraggio di trovare una propria Raison d'être in un mondo esterno assolutamente insensato e privo di valori. 


Gli araldi della desolata meta da raggiungere in quell'onirico viaggio di formazione che è "Kant" vengono rappresentati mediante vari simbolismi, atti di bullismo e di violenza sessuale da parte di una gioventù allo sbando. Notevoli sono le sequenze visive ideate da Roberto Pentassuglia, come ad esempio il suggestivo volo di corvi dal sapore squisitamente espressionista che rappresenta un gramo presagio di morte; morte che nel manga viene intesa come stadio precedente ad una rinascita spirituale pregna di volontà, ovvero di quel metaforico eroismo precedentemente accennato il quale viene fomentato dalla coscienza del cambiamento e da uno spiccato intento di autoaffermazione. 


L'Es in latino rappresenta la seconda persona del verbo sum, ovvero tu sei; e nel manga tale è il nome con cui viene identificato l'essere magico che conduce gli adolescenti all'età adulta (nel caso del protagonista si tratta di un orsacchiotto peluche di nome Kant). L'Es in base all'allegoria proposta nell'opera viene quindi inteso come il vero Sé del protagonista; ovvero quella personalità grondante di totalità - nonché di unione degli opposti - assopita nell'inconscio dell'uomo, la quale va gradualmente risvegliata durante il proprio personale percorso di crescita interiore. E' da sottolineare che il pensiero dell'orsetto, il quale riverserà sul protagonista numerosi monologhi pertinenti ed efficaci - ma talvolta eccessivamente artificiosi e fini a sé stessi - non è molto affine a quello del filosofo di cui porta il nome; evidentemente Takeshi Otani avrà fatto un po' di confusione, chiamando "Kant" un'opera che con la complessità del pensiero del filosofo Kant c'entra poco o nulla. 


Tecnicamente il manga presenta uno stile grafico molto personale e opportuno per la storia/non-storia raccontata; la sceneggiatura delle tavole è molto efficace e ben studiata, e fa subito intendere la spiccata passione per il fumetto e il cinema dello sceneggiatore e disegnatore Roberto Pentassuglia. A mio avviso il manga è molto affine alle opere horror di stampo filosofico di Suehiro Maruo, sia per lo stile che per le tematiche trattate; opere le quali, tuttavia, non ricorrono ad eccessivi e pesanti monologhi per lanciare il loro messaggio, ma fanno parlare le immagini e le azioni dei personaggi, anche mediante l'utilizzo di scene esasperate, rappresentazioni oltremodo grottesche e un marcato uso dell'iperviolenza. 


In conclusione, devo ammettere che "Kant" è una piccola sorpresa in quanto auto-produzione di artisti esordienti nel mondo del fumetto, giacché sembra essere un'opera creata da fumettisti con una certa esperienza nel settore e un certo bagaglio culturale alle spalle, e non da delle nuove leve che hanno appena mosso il primo passo in un ambiente in cui è abbastanza difficile sfondare. Detto ciò, "Kant" è senz'altro un esordio molto coraggioso che vale la pena supportare.



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